Monete di Umberto I

Umberto I

Nasce a Torino il 14 marzo del 1844 da Vittorio Emanuele II e da Maria Adelaide di Ranieri e sale al trono il 10 gennaio 1978.
Si mette in evidenza per le sue iniziative militari e l'audace politica estera. Per portare l'Italia a competere con le altre potenze europee, intraprende una politica di espansione coloniale in Africa con l'occupazione dell'Eritrea (1885-96) e della Somalia (1889-1905): grazie al trattato di Uccialli del 1889 all'Italia vengono riconosciuti i territori occupati in Eritrea ed il protettorato sull'Etiopia, protettorato perso dopo la pace di Addis Abeba il 26 ottobre 1896. Sempre nel 1889 viene riconosciuto il protettorato italiano sulla costa somala.
All'interno Umberto I assume nel tempo un atteggiamento sempre più autoritario nei confronti della popolazione. Dopo due attentati falliti, viene ucciso a Monza il 29 luglio 1900 dall'anarchico Gaetano Bresci, che giustifica il proprio atto come conseguenza della repressione dei moti popolari del 1898.
Ad Umberto I gli succede il figlio Vittorio Emanuele III.

Le monete prodotte durante questo regno ricalcano inizialmente i tagli già coniati da Vittorio Emanuele II. Dal 1890 al 1896, però, le zecche di Roma e Milano coniano "Talleri" per la Colonia Eritrea, con un valore intrinseco equivalente a quello delle 5 lire in argento italiane, dato che il maggior peso di 28,12 g ne compensa il titolo inferiore di 800/1000.
Il tallero è una moneta di origine austriaca e prende il nome dalla città di St. Joachimstaler. La sua nascita risale al 1486, quando la scoperta di miniere di argento in Tirolo porta alla coniazione di monete dal peso di ben 31,7 g da parte dell'arciduca Sigismondo. Questa moneta non ha una grossa diffusione fino al 1519, quando la scoperta di nuove miniere nel massiccio dello Erz ne avvia la produzione in quantitativi elevati presso la zecca di Joachimstaler. A seguito della convenzione del 1753 tra Austria e Baviera, il tallero di Maria Teresa (28,27 g, titolo di 833/1000, diametro maggiore di 40 mm) inizia ad essere una moneta di riferimento nel panorama europeo; grazie all'attività commerciale di Venezia, poi, il tallero si diffonde nell'area mediterranea, fino alle coste dell'Africa orientale.
L'introduzione delle monete italiane in queste zone, quindi, deve fare i conti con il gradimento della popolazione per il tallero di convenzione, tanto che Vittorio Emanuele III fu costretto a ripristinarne la circolazione grazie ad un accordo con l'Austria del 9 luglio 1939.



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