Regno 1861 - 1943 |
Repubblica 1946 - 2001 |
Euro 2002 - ... |
Le monete italiane nascono dal sistema monetario introdotto nel
1861 nel Regno
d'Italia da Vittorio
Emanuele II per unificare i vari sistemi utilizzati nei diversi
stati italiani pre-unitari. La struttura ricalca l'ordinamento decimale
introdotto in Francia nel 1793 a seguito della Rivoluzione Francese, che
sostituiva il sistema duodecimale monometallico introdotto in Francia da Carlo
Magno nel 779, basato sulla libra (o lira) d'argento da 409
g, con i tagli a 20 soldi o 240 denari, quest'ultimi pari a 1,7 g
d'argento. Analogo a quello francese era il sistema introdotto
contemporaneamente in Inghilterra nel Regno di Mercia dal re sassone Offa,
con una sterlina suddivisa in 20 scellini ed uno scellino corrispondente a
12 pence; quest'ultimo sistema venne abbandonato solo nel 1971.
L'effettivo impiego del sistema decimale avviene nel 1803 con l'emissione
del franco
da parte di Napoleone Bonaparte che, a seguito delle sue campagne
belliche, lo diffonde in tutta l'Europa continentale. Nel 1816 il sistema
decimale viene adottato dai Savoia nel Regno di Sardegna, preludio al suo
utilizzo per le monete italiane del futuro Regno d'Italia. La
moneta base In questo sistema è la lira,
con una valore pari a quello del franco corrispondente a 4,5 g d'argento o
0,29 d'oro, dato il rapporto allora esistente tra il valore dell'oro e
dell'argento di 1:15,5. Usando per l'argento un titolo di 900/1000 ne
deriva 1
lira d'argento di 5 g, con i suoi multipli e sottomultipli.
D'altra parte, alle 5 lire d'argento da 25 g, si affianca una moneta da 5
lire d'oro da 1,61g.
Il mantenimento del rapporto 1:15,5 tra oro e argento per le monete
italiane risulta difficoltoso a causa delle oscillazioni del valore dei
due metalli. Per porre rimedio a questo fenomeno, nel 1865 a Parigi viene
creata l'Unione
Monetaria Latina tra Francia, Italia, Belgio e Svizzera, con il
successivo ingresso della Grecia e l'adesione non formale di Austria e
Spagna. Il risultato più evidente dell'unione è la coniazione di monete
simili con lo stesso valore intrinseco per i franchi francesi, belgi,
svizzeri, lire italiane e dracme greche, con una semplificazione degli
scambi internazionali ed una stabilizzazione dei cambi. L'unione entra in
crisi alla fine degli anni settanta e viene sciolta nel 1926 per la
difficoltà di mantenimento del rapporto tra argento ed oro e la
progressiva trasformazione dei sistemi monetari verso la convertibilità
del denaro in oro seguendo l'esempio del modello inglese (goldstandard),
convertibilità mantenuta per la lira fino al 1914, alle soglie della
prima guerra mondiale. A causa della crisi economica che seguì il primo
conflitto mondiale, anche la convertibilità in oro venne poi abbandonata
per passare al valore legale delle monete, cioè con un valore delle
monete garantite dallo Stato invece che legato alla quantità di metallo
prezioso in esse contenuto.
Con Umberto I
inizia la coniazione di monete italiane per le colonie, con i primi i talleri
italiani del 1890,
seguiti da quelli di Vittorio
Emanuele III del 1918.
Alla fine della seconda guerra mondiale e con la caduta della monarchia,
nel 1946 inizia la coniazione delle lire della Repubblica
Italiana, monete rimaste in circolazione fino al 1 gennaio 2002
con l'introduzione dell'euro
come moneta unica dell'Unione
Europea.
Città | Chiusura | Simbolo |
Bologna | 1861 | B |
Firenze | 1861 | F |
Napoli | 1870 | N |
Torino | 1870 | U o testa d'aquila |
Venezia | 1870 | V |
Genova | 1875 | CL o ancora |
Milano | 1892 | M |
Roma | attiva | R |
A seguito della convenzione tra Italia e la Repubblica di San Marino, dal 22 marzo 1862 la zecca di Roma conia anche le monete di San Marino. Questa produzione è stata sospesa nel 1939 e ripresa nel 1972.
Analogamente, con i Patti Lateranensi del 11 febbraio 1929 tra lo stato italiano e la Città del Vaticano, la stesa zecca di Roma cura anche delle emissioni delle monete del Vaticano.
Nota: questo sito non contiene valutazioni e quotazioni di monete antiche in argento o oro ne' scambi tra collezioni. Valore, prezzi e grado di rarità di una moneta posso essere recuperati in listini di aste o negozi di numismatica.
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